L'Occidente e la nascita di una civilt planetaria by Aldo Schiavone;

L'Occidente e la nascita di una civilt planetaria by Aldo Schiavone;

autore:Aldo, Schiavone; [Schiavone, Aldo ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815371294
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-05-15T00:00:00+00:00


Popoli e poteri

La democrazia è nata sulle rive del Mediterraneo, fra la Grecia e la Ionia (il nome che allora si dava alla costa egea della Turchia, colonizzata dai greci). Ed è un’invenzione, per quel che ne sappiamo, interamente greca: anche se in quell’ambiente gli scambi tra Oriente e Occidente erano intensi e frequentissimi.

La troviamo per la prima volta in città prossime al mare: fra mercanti, artigiani, rematori, piccoli proprietari-contadini; sebbene la regola della parità di trattamento tra eguali fosse già un’abitudine aristocratica. Insieme a lei, prese forma la politica. Anzi, vi sono molti indizi che, fra le due, sia stata proprio la democrazia a tenere a battesimo quella pratica sociale che da allora chiamiamo politica: un campo specifico di forze, di idee, di interessi, di discorsi e di azioni che aveva per centro il governo della comunità, e come protagonista il corpo dei suoi componenti, o almeno una parte (più o meno grande) di esso. Per Aristotele, infatti, la parola che indica la forma virtuosa e non degenerata di democrazia (politeia: letteralmente, cittadinanza) è la medesima che designa qualunque organizzazione politica indipendente, anche non democratica. Ed è una sinonimia rivelatrice: per la costituzione politica in generale e per quella democratica in particolare si usava la stessa parola. La politica, dunque, quando è nata, era per antonomasia solo quella democratica.

I Greci avevano una concezione tragica del potere, che avrebbe finito con il segnare l’intera storia dell’Occidente, e con il costruire una specie di antropologia politica del pessimismo: Machiavelli e Shakespeare ne avrebbero ben saputo qualcosa. Erano ipnotizzati dalla sua intrinseca asimmetria. Il pieno della sua presenza, contro il vuoto della sua mancanza: comandare ed essere comandati. Perciò il suo esercizio era indisgiungibile dall’arroganza e dall’invidia, compagne immancabili, entrambe apportatrici di rovina. E per giunta (pensavano) il potere ama rivestirsi di oscurità, circondarsi di tenebre, sottrarre agli sguardi le sue radici e i suoi percorsi: un inabissarsi anch’esso foriero di tragedia. La politica e la democrazia – l’ordinamento «politico» della polis come primo ordinamento democratico – nacquero appunto per cercare di arginare questi mali, per proteggere da simili pericoli. Se il potere era per sua natura asimmetrico, bisognava opporgli l’opposta simmetria della parità: la comunità dei cittadini (polites) doveva costituirsi perciò come una comunità di eguali; e il comando doveva essere esercitato nella visibilità della piazza dove si riuniva l’assemblea (la democrazia antica è sempre stata diretta, senza rappresentanza): non nell’oscurità dei palazzi dove risiedevano in solitudine i re.

Nel mondo antico però l’onda democratica si spense presto – essa poteva coinvolgere solo popolazioni ristrette, che vivevano in piccoli spazi – pur se riuscì a coinvolgere Roma, dove tuttavia si sarebbe colorata ben presto di accentuate tonalità oligarchiche. Ma la fascinazione dell’idea originale del popolo depositario del potere supremo – del popolo che prendeva corpo e per dir così si faceva polis o res publica – durò comunque a lungo, e nel mondo romano sarebbe stata usata dai giuristi ancora in piena età del principato, per legittimare il potere sempre più autocratico degli imperatori.



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